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lunedì 8 ottobre 2012


Riflettendo su Platone: felicità individuale e felicità collettiva?

 
 
 
 
 

“A quali condizioni l'uomo è in pace con se stesso, visto che nell'anima vi sono una molteplicità di elementi in lotta tra loro, come nella polis?” Questa è la domanda che si è posto Platone  con le sue riflessioni filosofiche e ad essa così risponde:”  L'uomo giusto e sano sarà colui nel quale governa la parte razionale dell'anima, che deve guidare le altre due componenti, quella concupiscibile e quella irascibile, in modo che l'anima tenda verso i valori spirituali più alti e possa raggiungere la felicità”. Del resto secondo la sua filosofia uno Stato sarà retto secondo giustizia solo se i suoi cittadini sono giusti, perché la felicità individuale dipende direttamente dalla giustizia e dalla felicità collettiva, nel senso che nessun individuo può sperare di vivere felicemente se non in una polis ben ordinata. Quando l'interesse del cittadino appare contrapposto a quello dello Stato, si deve dare la prevalenza all'interesse collettivo, perché solo così a ciascuno sarà garantito ciò che gli spetta nell'ordine del tutto. Il cittadino deve saperlo, e deve essere fiero, se necessario, di anteporre gli interessi dello Stato ai propri, contribuendo così alla felicità di tutti. In che cosa consisterà allora questa felicità per l'uomo? Platone affronta a fondo questo problema nel Dialogo  intitolato Filebo: qui si afferma che la vita migliore per l'uomo è la fusione di  intelligenza e di piacere, perché tutto ciò che ha proporzione e bellezza, quella è la vita buona per l'uomo. E con l'educazione l'uomo imparerà a distinguere quali sono i veri piaceri e quali sono le cose che danno la vera felicità.
Ma perché  si dovrebbe voler essere felici e giusti? “La giustizia è in sé il bene supremo dell'anima – ci dice il filosofo-  La giustizia è salute e armonia dell'anima, come la salute fisica e la bellezza esteriore sono desiderabili per il corpo”. E’ una verità del resto che i giusti vivono meglio e sono più felici degli ingiusti. Certo, Platone è consapevole che la felicità non potrà mai essere perfetta su questa terra, ma alla vita terrena egli contrappone costantemente un altro mondo, un mondo migliore in cui vi sono valori imperituri e soprattutto vi è il Bene, il valore più alto.


 

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