Bacco
è uno dei nomi del dio greco Diòniso, dio dell’ebbrezza e del vino, figlio di
Zeus e di Semele. Giunone per liberarsi della rivale e del figlio che portava
in grembo la invitò ad osservare il re dell’Olimpo in tutta la sua potenza: la
donna seguendo ingenuamente quel suggerimento morì fulminata. Per salvarle almeno il figlio, Giove glielo
strappò dal grembo e se lo cucì nella coscia mantenendolo così fino alla
nascita. In seguito venne affidato a Ermes
che lo condusse sul Monte Nisa; qui visse in una grotta ricoperta di piante di
vite selvatica, educato da Sileno e rallegrato dalla costante compagnia delle
Ninfe.
E fu proprio lì, in quell'oasi rigogliosa e beata che Diòniso, ormai
giovinetto, divenne involontario artefice della mitica bevanda: il vino. Un
giorno d'estate, mentre si riposava al fresco nella grotta delle Ninfe,
completamente ricoperta dai tralci delle viti che crescevano spontanee
tutt'attorno, si mise a trastullarsi con i grappoli d'uva piluccandone gli
acini e spremendone il succo in una tazza d'oro. Il gradevole profumo era così invitante
che bevve quel liquido rosseggiante e spumoso: il suo corpo stanco si sentì
subito percorso da uno slancio vigoroso e vitale.
Anche le belle Ninfe, i selvaggi
Satiri sorseggiarono l'eccezionale bevanda ed invasi da un'eccitante ebbrezza,
si misero a ballare e a correre nei dintorni. Valli e boschi risuonarono dei
canti e delle grida gioiose dei compagni di Dioniso. Una certa quantità della
bevanda misteriosa fu lasciata nei nappi, ignorando che proprio in quella
rimanenza si elaborava la seconda fase del miracolo: la fermentazione. Diòniso
e gli altri si accorsero così che quanto più si lasciava "riposare"
il nettare nel recipiente, tanto più esso risultava gagliardo e ammaliatore.
Il
miracolo si era compiuto grotta ed il
divino giovinetto aveva creato uno splendido dono, una straordinaria bevanda:
il vino. Subito corse a farlo assaporare
non solo agli dei, ma a tutta l'umanità, accompagnato dal vecchio satiro Sileno,
percorrendo trionfante sul suo carro adornato di tralci, trainato dalle due
inseparabili tigri, le infinite vie del mondo. La gente accorreva e così
apprendeva dal giovane dio, bello e maestoso più di un principe, l'arte di
produrre il vino e di scoprire le sue straordinarie proprietà.
Ditemi
ora, o Muse che avete casa sull’Olimpo,/ quanti beni Dioniso ha portato qua
agli uomini/ dal giorno in cui ha cominciato a navigare/ sul mare colore del
vino con la nave nera…Dall’Egitto ha portato vele da appendere alle navi/ e
papiri, dalla Siria l’incenso./…La Fenicia offre il frutto della palma e farina
sottile,/ Cartagine tappeti e cuscini variopinti…
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