La suprema felicità dell’uomo risiederebbe perciò nel
tradurre in azioni ciò che potenzialmente ognuno possiede, agendo secondo
virtù. Ma d’altro canto, qual è il significato vero della parola felicità? Deriva
dal termine greco eudaimonia, composto da eu- (“buono”) e
daimon (“demone, genio”), ovvero “posseduto dal buon genio”. Genio (dal lat. genius ) che
potremmo identificare con una sorta di angelo custode, di spirito buono che
guiderebbe ogni individuo fin dalla nascita, consigliandolo nei momenti
difficili. Una interpretazione
molto più recente? Quella dello psicologo americano James Hillmann
Nel suo libro “Il Codice dell'Anima”, ci parla di intuizione, di carattere,
di vocazione, di destino, di pensiero mitico, di necessità e di provvidenza. Il dipanarsi delle nostre esistenze
sarebbe guidato dunque da qualcos'altro che la psicologia scientifica non
riesce a focalizzare, perché non si tratta di entità visibili e misurabili. Si chiede :”"Esiste qualcosa, in
ciascuno di noi, che ci induce a essere in un certo modo, a fare certe scelte,
a prendere certe vie - anche se talvolta simili passaggi possono sembrare
casuali o irragionevoli?”
Se esiste, è il 'daimon', il 'demone' che ciascuno di noi riceve come compagno prima della nascita, secondo il mito di Er, raccontato da Platone. Se esiste, è la chiave per leggere il "codice dell'anima", sorta di linguaggio cifrato. Non a caso il sottotitolo del libro è : Archetipi, carattere, vocazione, destino.
Se esiste, è il 'daimon', il 'demone' che ciascuno di noi riceve come compagno prima della nascita, secondo il mito di Er, raccontato da Platone. Se esiste, è la chiave per leggere il "codice dell'anima", sorta di linguaggio cifrato. Non a caso il sottotitolo del libro è : Archetipi, carattere, vocazione, destino.
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