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mercoledì 28 novembre 2012

Oggi voglio leggere Neruda

Da alcuni versi del poeta cileno Pablo Neruda dedicati alla felicità, possiamo percepire una certa “sensualità” nella descrizione di sensazioni che possono riguardare anche azioni quotidiane come il camminare, il dormire o lo scrivere. Tutto ruota intorno all’essere “corpo” di ogni individuo, come se quelle azioni che compiamo spesso senza accorgercene facciano da sottofondo ad una melodia che risuona nei prati, nel mare, nel cielo. Quello stato d’animo, dunque, viene inteso come soddisfazione totale, appagamento, benessere, accompagnati da accordi e arpeggi di chitarra.
 


Camminando,dormendo o scrivendo
che posso farci, sono felice.
sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito,
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima,
il mare come un anello intorno alla mia vita,
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.


 
E’ la mente perciò unitamente al corpo che valuta e misura, indicando poi allo spirito il cammino da fare per giungere al cuore della vita ed abbracciarne il segreto. Così se Trilussa così stigmatizza il raggiungimento della felicità

«C'è 'n'ape che se posa
sopr'un botton de rosa:
l'annusa, e se ne va...
In fonno, la felicità
è 'na piccola cosa»


 

 

Gilbran scrive

“Il vento puo' soffiare e placarsi,
e il mare fluire e rifluire:
ma il cuore della vita
è sfera immobile e serena,
e in quel punto rifulge
una stella che è fissa in eterno"



Basterà forse ricordare come in quella “stella fissa”, che per Gilbran è il cuore della vita, si forma e determina ogni emozione individuale già nei primi anni infantili, quando si viene educati ad acquisire la capacità di scoprire e di imparare ad essere felici.


Le cose che il bambino ama
rimangono nel regno del cuore
fino alla vecchiaia.
La cosa più bella della vita
è che la nostra anima
rimanga ad aleggiare
nei luoghi dove una volta giocavamo


 

 

 

 

 

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