Leggendo una
mattina …..
Interessante
contributo, per una riflessione.. in una mattina offuscata dalla nebbia, quello
di Federico Fubini inserito nell’inserto
“La lettura” del Corriere della Sera di domenica 13 gennaio. Innanzitutto
il titolo ” I giovani fanno scena muta” riferito al fatto che una serie di dati pubblicati dalla Banca
mondiale indica in un grafico come il “global
trade” cioè il cosiddetto “commercio mondiale dei cervelli” mostri chiaramente
un numero molto esiguo di intelligenze in entrata ed una nutrita schiera di “cervelli”
in partenza per l’estero. Come leggiamo nell’interessante “dibattito delle idee”,
i giovani italiani dovrebbero indignarsi con veemenza per la situazione di
grande precarietà in cui versano: disoccupazione, tagli all’istruzione,
Università che non preparano per affrontare con le dovute competenze il mondo
del lavoro. Invece non si leva alcuna voce di protesta, se non per riprendere
gli stessi slogan forse importati dai padri e dalle madri sessantottini o
ripresi da movimenti ben più organizzati all’estero ( come non ricordare le
proteste contro Wall Street
o la City con masse di giovani manifestanti che per giorni hanno occupato
i luoghi della finanza?) . Eppure in quell’articolo si parla di un giovane
italiano, divenuto poi docente di Economia a Cambridge, che in un’epoca
politicamente diversa (siamo negli anni ’30)affronta, incoraggiato da Keynes, con
un excursus abbastanza approfondito i guasti delle banche italiane. Piero
Sraffa, questo è il nome dell’ economista italiano insignito all’inizio degli anni ’60 dell’equivalente del Nobel per l’economia
(istituito solamente nel 1969), analizza con puntigliosità il tentativo messo
in atto dal governo Mussolini per il salvataggio
del Banco di Roma e le sue puntuali osservazioni preoccupano a tal punto che
viene recapitato non direttamente a lui,
ma al padre, un telegramma in cui l’analisi del giovane studioso, redatta con
precisi e puntuali riferimenti, viene stroncata come “ una diffamazione contro
l’Italia”. Lo Sraffa demorde? Arretra? Chiede scusa per l’affronto a quell’Italia
non democratica e sottoposta ad un regime dittatoriale? Certamente no, anche se
la sua pervicacia nel difendere il proprio lavoro di ricerca lo terrà lontano
dalla patria per molti anni e lo vedrà affermato, seppur schivo, professore all’Università
che lo accolse, come dice Fubini, “studente Erasmus ante litteram”. La conclusione?
E’ senza dubbio sconfortante ed amara, se si pensa che “è la mancanza di testate, di siti web, tv,
radio o giornali , o di organizzazioni, club o partiti che parlino davvero per
i giovani” a dare la giusta dimensione del fenomeno: è l’allontanamento o
meglio “la defezione” l’unico segnale di protesta, ma non un abbandono
massiccio, bensì, come possiamo leggere in un interessante contributo citato da
Fubini, “ un modesto stillicidio di cervelli che produce un pericoloso
risultato: l’oppressione dei deboli da parte degli incompetenti e lo
sfruttamento dei poveri da parte dei pigri “( Hirschmann O.A.,Lealtà, defezione
e protesta).
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