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giovedì 20 dicembre 2012

Leggendo e spigolando


Sembra una battuta, ma sta avvenendo veramente in Messico: proposte fantastiche per vacanze proprio “della fine del mondo”. Ad esempio è stato offerto  un pacchetto per due per il fine settimana del 21 dicembre all’Hotel Rosewood Mayakoba di Playa del Carmen, uno dei resort più esclusivi della Riviera Maya, comprensivo di eventi, folclore, conferenze sui Maya, pasti a tema, gite in elicottero ai principali siti archeologici della regione. Prezzo: 80mila pesos messicani, circa 4.800 euro. 
Un’altra notizia curiosa:  una comunità di italiani a partire dal 2008 ha iniziato a costruire una mini città bunker “las Águilas”,  nella località di Xul, che in lingua maya significa “ultimo approdo”, a 110 chilometri da Merida, nel cuore dello Yucatan. Nella zona è conosciuta come “la città della fine del mondo” e fin dalla sua costruzione è circondata da un certo mistero. Nei circa 800 ettari sono stati costruiti 33 edifici circolari, con pareti di 60 cm capaci di sopportare incendi, temperature altissime e inondazioni, collegati da tunnel sotterranei di tre metri per tre, attrezzati a ospitare a tempo indefinito 150 famiglie . La maggior parte delle persone che formano la comunità sono italiani che hanno deciso di stabilirsi lì da qualche anno e sono conosciuti come “gli italiani” che aspettano la fine del mondo. Zalce de la Peña è una Associazione  nota in Italia come “guru” fin dagli anni ’70; addirittura nel 1980 acquistò dei terreni a Bracciano (Roma) fondando la setta chiamata “il Centro”, più conosciuta come “Evocris”.
Il quotidiano El Universal in Messico ha scattato delle foto aeree della zona di circa 800 ettari dove alcuni italiani hanno costruito Las Águilas e ribattezzata dai media la nuova Arca di Noè.
 
 
 
 
 
 
 
Comunque il governo messicano ha approfittato della possibilità offerta dalla pubblicità sulla fine del mondo, ed ha  promosso turisticamente i suoi territori maya, con eventi e conferenze sulla civilizzazione preispanica dello Yucatan, dichiarando  proprio  il 2012 l’anno della cultura maya. Ma ciò che non si vuole far apparire  è la  discriminazione che  vivono i discendenti dei Maya in Messico, oggetto di un razzismo profondo e generalizzato, oltre ad essere il settore della popolazione più povero e marginalizzato dallo stesso Stato che oggi ne fa il fiore all’occhiello del Messico.

 
 

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